"I belive a leaf of grass is no less than the journey-work of the stars"
Walt Whitman, Song of Myself


venerdì 9 gennaio 2015

Sostare uccide

un'altra giornata è trascorsa al confine occidentale, come amo ripetermi. e sto sperimentando ancora una volta, ahimè, la forza dell'inerzia. 
mi torna in mente ora di quando sono arrivata a torino in autunno: sono scesa a porta nuova il primo di settembre, con il sole negli occhi e il mio bravo bagaglio di buoni propositi per l'anno (accademico) nuovo. e... mi sono dovuta ricredere. nulla di tragico, ma ho dovuto ricalibrare energie e obiettivi. nonostante la sessione esami, le ore libere restavano tante, troppe. man mano che, un poco sconsolata, guardavo la mia voglia di attività scemare, e la solitudine aumentare, complice la città ancora immersa nella fiacca bolla di sogno estivo, si faceva strada in me la strisciante e inafferrabile sensazione di non aver molto da fare qui. la domanda in fondo, cosa faccio a torino? ha risuonato non una volta, mentre percorrevo lenta le sponde afose e umide del po.
ho rimpianto poi quelle beate calure estive tre le nebbie di novembre, quando le lezioni occupavano l'intero arco della giornata, e non era concessa sosta dalla febbrile attività intrasemestrale. ricordo di aver pensato ridatemele indietro, quelle benedette ore, saprei ben adesso che farmene!
ma, come è risaputo, noi uomini non siamo noti per apprendere rapidamente dall'esperienza... e quindi eccomi qua, dopo due mesi, daccapo. troppe ore libere, nonostante lo studio (che pericolosamente assomiglia sempre più al noto "matto e disperatissimo"), nonostante i libri da leggere e le cose da fare. perché quello che mi manca, me ne avvedo ora, è proprio l'attività febbrile da cui vorrei una tregua quando ci sono immersa. e già so che di qui a un mese rimpiangerò questi giorni dal ritmo lento, scanditi solo dallo studio, eppure adesso non posso fare a meno di desiderare quello che non ho. 
le giornate piene, in cui arriverò a sera stanca e non vedendo l'ora di dormire, mi daranno in compenso energia da vendere. è sempre così: quando devo fare dieci cose in un giorno ne farei altre mille non avendone il tempo, ma quando ne ho una sola in lista, allora posso star certa che la tirerò in lungo finché non ne sarò stufa. tralasciando la fiacchezza che mi piomberà addosso, e l'immancabile senso di colpa per essermi lasciata prendere dalla fiacchezza. ma tant'è, non credo imparerò mai, e forse in fondo mi diverte tutto questo sbilanciamento, ho sempre qualcosa da desiderare.
quindi ora adrò a coricarmi, dopo una interminabile giornata di studio, e un'altra che mi attende alle porte. stando attenta a riservarmi qualche impegno pratico da sbrigare, perché non vorrei restare inattiva troppo a lungo: l'inerzia è letale...

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