"I belive a leaf of grass is no less than the journey-work of the stars"
Walt Whitman, Song of Myself


giovedì 22 gennaio 2015

The imitation game: una perla, ogni tanto.

so che non dovrei cedere al pregiudizio e alla generalizzazione, ma è inutile fingere: non riesco ad appassionarmi ai film, li trovo pessimi ultimamente. raramente mi capita di trovarne uno di cui pensare questo è davvero ben fatto, perché immancabilmente almeno la recitazione non mi soddisfa. l'ultimo film che ho davvero apprezzato, se ben ricordo, è stata l'ultima versione di jane eyre con wasikowska e fassbender, uscito nel 2011; benché anche questo, come gli altri meritevoli, scompaia a confronto della miglior cinematografia del secolo scorso.
eppure la sorte mi ha sorpresa, deliziosamente, una quieta sera di inizio gennaio. ero ancora a casa per le vacanze di natale, e una coppia di carissimi amici che non vedevo da troppo tempo mi aveva invitata per una serata al cinema con cena a seguire. arrivati al multisala eravamo indecisi: il ragazzo invisibile o the imitation game? avevo letto un'intervista alla ex moglie di hawking su la teoria del tutto e avevo confuso la pellicola con the imitation game (che, confesso, non sapevo nemmeno fosse uscito); deplorevole svista, lo so. ho suggerito the imitation game perché appunto credevo di saperne già qualcosa, e  giochi si sono aperti: perché era davvero da tanto che non incontravo un film così ben fatto, e un attore talmente capace.
asciutta e brillante biografia del matematico britannico alan turing (geniale decodificatore del sistema di crittazione tedesco durante la seconda guerra mondiale), la pellicola scorre fluidamente attraverso un buon bilanciamento nell'uso del flashback, destreggiandosi tra l'epoca dell'invenzione, durante la guerra appunto, e l'interrogatorio con la polizia di manchester per un furto avvenuto a casa sua, negli anni cinquanta. furto che costò caro a turing: costretto ad ammettere la sua omosessualità (il ladro era un ragazzo che con lui aveva trascorso la notte), fu condannato alla castrazione chimica, e morì suicida dopo due anni. ma ciò che più eleva il film è che questa sezione della biografia, assieme a quelle che avrebbero potuto avere particolare effetto emotivo, sono del tutto assenti. rifuggendo ogni possibile patetismo - e in diversi momenti si intuisce che il rishio è appena dietro l'angolo -, quanto viene proposto è esclusivamente la storia di un'invenzione.
trovo incredibile, in questo momento di "biopic" imperanti, che si sia saputo condurre un'indagine schietta e onesta, priva di scene eccessivamente emotive, che sicuramente avrebbero assicurato successo travolgente (e premi) al film. non che intenda con questo declassare le scene emotive in assoluto, ma le trovo fuori luogo in un film biografico, a meno di non essere davvero necessarie e ben usate: inutili patetismi, ecco tutto.
tra le varie qualità della pellicola mi ha particolarmente colpita la recitazione di cumberbatch, che merita davvero una menzione. raccomandando il film a un'amica, mi sono sorpresa a dire "cumberbatch vale da solo il film", e lo riaffermo. l'attore, non a caso formatosi e attualmente attivo nell'ambiente teatrale, ha dato prova di una incredibile capacità di studio e introspezione del personaggio, soprattutto data la particolarità di quello in questione, e soprattutto per la scarsità di fonti con cui documentarsi. l'immagine che restituisce del matematico è quella di un uomo introverso, puntiglioso, arguto, talvolta arrogante... umano, infine. nulla a che vedere con l'ostinazione, già spesso vista, a voler fare del protagonista un eroe, bensì "semplicemente" il ritratto un uomo, con i suoi pregi e i suoi insopportabili difetti. cumberbatch riesce decisamente "a tutto tondo", con un'interpretazione stupefacente per l'empatia con il personaggio, e una recitazione quieta, eppure talmente intensa.
non fa eccezione il rimanente del cast, che ha creato un'ottima sintonia e un bilanciamento davvero godibile tra le parti. l'unico punto debole, che però non inficia il film, è knightley nel ruolo della preziosa amica, e fidanzata per un periodo, di turing. probabilmente non è un giudizio molto condiviso, ma non mi piace affatto la sua recitazione, e trovo che questa volta non abbia fatto eccezione. certo, dà una prova discreta - tralasciando che mantiene in pressoché tutti i film la stessa gamma di espressioni -, ma lavorando assieme a cumberbatch perde inesorabilmente in partenza. ciononostante, come già detto, questo non compromette la riuscita del film.
la serata si è quindi conclusa nel migliore dei modi, e ho ringraziato mille volte la mia gracile memoria per avermi fatto scoprire (è il caso di dirlo) questa perla, dopo tanto tempo.
la narrazione di una mente geniale, condotta con una leggerezza inaspettata: un autentico piacere per gli occhi.

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